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La dove il formaggio corre

2020-12-15 16:18

Ludum Science Center

Curiosità scientifiche,

La dove il formaggio corre

Succedono cose strane ai confini , proprio al confine tra i monti Nebrodi e i Peloritani si trova Novara di Sicilia poco più di 1400 anime ,

 

Succedono cose strane ai confini , proprio al confine tra i monti Nebrodi e i Peloritani si trova Novara di Sicilia poco più di 1400 anime , circondate da una natura stupenda , uno dei borghi più belli d'Italia.

Non sembra neppure di essere in Sicilia a Novara di Sicilia ,il mare lontano il clima di montagna , dovettero sentirsi a casa propria i colonizzatori “lombardi” emigrati che fondarono il paese nella seconda metà del 1100 e che non casualmente la chiamarono Novara .

Qui si edificò la prima abazia di Sicilia e qui si racconta che le streghe spadroneggiavano, incontrandosi presso un grosso albero di noce a festeggiare con sabba e sacrifici di infanti il loro potere malefico e il legame con satana , fino a quando Dominieddio stanco di queste empietà distrusse con un fulmine l'albero, che resta però ancora come parte del simbolo del paese.

Ma i fatti strani non finiscono certo qua , in paese si parla ancora il gallo/italico lingua musicale e poetica e qua una volta l'anno da 400 anni i formaggi corrono in una sfida senza tregua.

Parliamo della corsa del Maiorchino una corsa tra forme di formaggio.

Il Maiorchino è un eccezionale formaggio quasi mitico.

La sua origine non è infatti facile da stabilire con certezza , nella valli intorno a Novara si coltivava un tipo di grano chiamato maiorca e il nome maiorchino deriva da questo.

Le pecore e le capre venivano condotte e lasciate pascolare dai pecurari tra i campi dove la maiorca era stata coltivata e poi mietuta. L’alimentazione a base di restuccia, tutto ciò che rimaneva dopo la mietitura, e di pascoli di montagna conferisce al latte un sapore inconfondibile e proprio questo il latte usato nella produzione del maiorchino.

Il latte di pecora e di capra viene mescolato in percentuale del 60/40 all’interno di una quaddara (il tradizionale calderone di rame) e riscaldato a circa 45 gradi “.

Gli zammattari (i casari) non avevano termometri a disposizione: per controllare che il latte fosse giunto a temperatura era sufficiente infilarci il braccio ‘finchè resiste la mano’. Raggiunta quella temperatura, si poteva aggiungere il caglio.

La lavorazione richiede ulteriori passaggi alla fine si ottengono delle forme compatte di circa 10-12 kg dal gusto particolarmente deciso e piccante: tale sapore si intensifica man mano che il periodo di stagionatura va avanti.

Questo formaggio compatto e a pasta dura si sposa molto bene con alcuni vini rossi liquorosi della Sicilia, come la Malvasia dell’arcipelago eoliano e il Marsala.

Per far conoscere la loro abilità nell'arte della stagionatura gli zammatari si sfidano e si sfidano in una corsa a rotta di collo" o di forma " tra i vicoli del borgo.

A Novara di Sicilia si pratica ancora, con tanto entusiasmo e tanta partecipazione, seguendo le solite, vecchie e poche regole che governano il giuoco.

E’ un giuoco di abilità ma soprattutto di fortuna, tramandato ai posteri dagli “antichi” per la naturale continuazione.

Il giuoco consiste nel lanciare la “maiorchìna”, facendo leva sul piede di appoggio fermo (pedi fermu) sul punto segnato, senza alcuna rincorsa, lungo il percorso che va dall’inizio della via Duomo al traguardo fissato alla fine di un muretto del piano don Michele.

In caso di una eventuale appendice, dovuta al giuoco, si prosegue come da tradizione, per la stradina che porta ai mulini di Corte Sottana.

Le regole:

Indicati dai capitani i due primi giocatori, fatta la conta (u toccu) per stabilire chi deve iniziare il giuoco, i due primi giocatori, rispettivamente intervallati, mugliàda a maiurchèa ‘ntà lazzàda fatta con lo spago da calzolaio, piegato e attorto in otto capi, della lunghezza di non meno di metri 3 – 3,50, ed impeciato, per meglio aderire alla circonferenza, lanciano a maiurchèa lungo il percorso citato .

e di seguito, i secondi giocatori delle rispettive squadre, alternandosi, dal punto dove è andata a fermarsi.

La squadra, composta da due o tre tiratori, che con il suo ultimo giocatore raggiunge, oltrepassa e va più lontano da sarva dell’altro, a parità di colpi (lanci), risulta la vincitrice ed ha diritto al possesso della posta in palio: “a maiurchèa”.

Il giuoco si svolge nel periodo carnascialesco. Ai margini della strada, teatro e ribalta del giuoco, dopo mezzogiorno, si assiepa tanta folla che, tra l’altro, conoscendo le doti, l’abilità di ogni giocatore-tiratore, evidenzia i pregi e i difetti pronosticando pro o contro il possibile vincitore.

Si vive un’atmosfera di esultanza e di esaltazione, di emulazione e rivalità, di confronti e preferenze, di previsioni e pronostici, mentre, nel brusio della gente, partigiana di una o l’altra parte, si ascoltano voci che invitano a prestare attenzione all’imminente lancio della “maiorchìna” e si ridestano i ricordi di lanci “famosi” di giocatori che hanno fatto la storia del “giuoco della maiorchìna”.

Come se si sfogliasse un vocabolario antico, si pronunciano, durante il giuoco, parole di lingue diverse. Si ascoltano parole ed accenti arcaici; sono parole che non si ripetono nell’anno, ma soltanto in occasione della sagra invernale novarese che si svolge nel periodo di Carnevale.

Qualcosa di meraviglioso , antico e magico come le noci gigantesche e i formaggi rotolanti che si trovano nella cittadina , se vi capita anche se non per Carnevale passate da Novara di Sicilia , tra il panorama , l'aria buona e i prodotti tipici tutti i sensi saranno appagati nel migliore dei modi

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Fonti: comunedinovaradisicilia. me.it ; italianfoodexperience. it ; Registro Eredità Immateriali della regione siciliana.

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