In molti casi le filastrocche nascondono spesso storie di tragedie e misfatti , che come per mistero diventano una canzoncina per bambini .
Il caso più famoso è quello della nota giro giro tondo , che si riferisce alla peste nera (il tutti giù per terra è estremamente indicativo).
Una bella filastrocca , usata nei giochi di strada dei nostri nonni era quella di pugnu cutugnu , anche questa nasconde una storia di omicidi e violenze.
Narra la leggenda che intorno al 600 in una zona non definita della Sicilia , mentre la carestia era devastante un bambino (Turiddu) aveva perso i genitori a causa della peste, era stato preso a vivere dalla nonna .
La donna non aveva mai visto di buon occhio il matrimonio del figlio e non aveva in grande simpatia il bambino , venuto oltretutto ad aggravare la situazione economica non certo florida dell'anziana.
Un giorno la donna si decise ad abbandonare il bambino lo portò nel pomeriggio nella città grande e lo scaraventò fuori dal carretto , gridando non ti vogghiu chiù (non ti voglio più).
Il bambino allo sbando perso nella città, comincia a chiedere cibo, ma questo scarseggia e così indifeso è costretto alle più trucide violenze in cambio di una vastedda di pane.
Fin quando non incontra un uomo vestito di nero , che si fa chiamare “u cavaleri” .
Questi sembra prendere a ben volere Turiddu , gli offre una casa , tutto il cibo che vuole e anche conforto .
Passano tre mesi , il bambino ha ripreso le forze e comincia a correre vispo e allegro per la città.
Ma una sera il Cavaliere ordina al ragazzo di eseguire un bizzarro compito , colpire alla schiena con un ramo spinoso di cotogno la figlia.
Il ragazzo , nonostante le sue paure e rimostranze alle fine accetta di eseguire l'ordine del suo protettore .
Dopo di che sarebbe tornato dal Cavaleri a riferire come fossero andate le cose.
In realtà il piano del Cavaleri era ben più subdolo , egli ha una relazione incestuosa con la ragazza e adesso la vuole eliminare perchè incinta , egli ha imbevuto di veleno le spine della pianta che la porteranno a morte rapida.
Come nei piani del malvagio la donna muore dopo pochi minuti da quando il ragazzo l'aveva colpita con il ramo spinoso , il ragazzo scappa via più velocemente che può in preda al terrore.
Forse anche troppo velocemente perchè arriva mentre il Cavalere sta affilando il coltello per uccidere anche l'ultimo testimone delle sue sordide trame.
Turi capisce il pericolo e fugge via , lontano quando più possibile dal male che lo aveva circondato nella vita , corre , corre , corre e nessuno ha più avuto sue notizie.
Non si sa come nei tempi la triste storia di Turi diventa un gioco per bambini , diffuso per centinaia di anni nella nostra terra.
Il gioco si fa con un gruppo di bambini che gridano.
Turiddu, picchi cchianci?
Tutti i bambini insieme, tenendosi per mano, formano un grande cerchio; un bambino sta al centro del cerchio e un altro all'esterno, quest'ultimo gira attorno al cerchio e fa finta di piangere; il bambino che sta al centro lo chiama dicendo:
Turiddu, picchi cchiànci?
e l'altro, quello che gira all'esterno, si ferma e risponde, instaurando il seguente dialogo:
- A nanna mi-nni mannavu!
Ci vòi stari cu-mmìa?
- Cchi-mmi runa vossìa?
Ti rugnu na vastedda o iòurno
e n càuci a-mmanziòrnu!
- Pu… i… i… i… !
Questa scena si ripete più volte; i giri attorno al cerchio e le offerte della forma di pane aumentano di uno ogni volta fino a quando il bambino che sta all'interno del cerchio non cambia la sua offerta e questo modo:
Turiddu, picchì-cchiànci?
- A nanna mi-nni mannavu!
Ci vòi stari cu-mmìa?
- Cchi-mmi runa vossìa?
Ti rugnu cincu vasteddi o iòrnu
e m-bàciu a-mmanziòrnu!
- Si, cci stàiu tuttu cuntenti
e-ttutti l'àutri iànu
a sputazza ne renti!
A questo punto il bambino che sta all'esterno del cerchio comincia a correre recitando la seguente tiritera:
Pugnu cutugnu
amar'a-ccu cci u rugnu
cci u rugnu a-mme mugghièri
ca è-ffigghia ri cavaleri!
e dà un pugno nella schiena di un bambino; quest'ultimo si mette a correre nel senso opposto dell'altro; chi arriva per primo ad occupare il posto che è rimasto vuoto, farà parte del cerchio e l'altro rifarà le parti di Turiddu.
Chistu ie u cuntu e chistu ie u jocu.
Fonti : Pitrè – Racconti e fiabe di Sicilia